LE FORME DI PRODUZIONE SUCCESSIVE |
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NELLA TEORIA MARXISTA . 1960 . 1980
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Marxismo e successione delle forme di produzione Per Marx, il comunismo non e una costruzione utopistica delle aspirazioni e delle volontà rivoluzionarie delle masse o dell'avanguardia, è bensì il prodotto necessario della società borghese [1], che, in quanto sintesi e rottura - abolizione creatrice - di tutta l'anteriore storia universale, precede essa stessa dialetticamente. Questo comunismo è un prodotto sociale del mondo moderno, borghese, che per la prima volta l'ha reso possibile alla scala di tutta l'umanità, e in ciò la netta sua distinzione dal comunismo primitivo che era circoscritto ai limiti delle piccole comunità umane isolate e autonome. Il plus dialettico Lenin spiega che ridurre Ie forze produttive all'economia, come fanno i borghesi, è dimenticare che il processo è biologico, metabolismo tra uomo e natura. La società è infatti un organismo vivente il cui presente è il frutto, radioso o avvelenato, di tutta la storia umana. Se essa nel suo divenire o crescita si trova divisa in strati o forme successive ed opposte - comunismo primitivo, schiavismo, feudalesimo, capitalismo, ecc. - di cui ciascuna è nuova e originata in quanta sintesi delle precedenti, ciò è dovuto alle contraddizioni di classe. Saldatura sempre più stretta Passiamo ora a considerare quel che distingue l’attuale edizione italiana delle Forme dalla prima, apparsa una ventina di anni or sono, e dalle traduzioni successive in diverse lingue europee, avendoci Ie circostanze lasciato il tempo di riabbordare questo lavoro semielaborato per definizione, non nel senso che Ie idee sarebbero in evoluzione, mentre sono in realtà stabilite dacché Marx-Engels hanno sistematizzato il corpo del programma comunista della classe operaia mondiale nel tempo in cui ciò era possibile, ma nel senso che Ie condizioni social! ci hanno portato a evidenziare alcuni punti che la storia rende brucianti. Ad esempio, l’edizione francese esigeva che si sviluppassero ulteriormente alcuni punti quando la lotta dei popoli di colore contro il colonialismo aveva posto segnatamente il problema del passaggio da una forma all'altra, in particolare al capitalismo.Le nostre spiegazioni sull'elaborazione progressiva dell'attuale testo mirano soprattutto a illuminare il lettore sulla portata, pratica e teorica, di questa Monografia, poi sulla sua articolazione e dunque la sua chiave - insomma a fornirgli il piano della costruzione perché vi si orienti più efficacemente come su un terreno già conosciuto. Il primo testo delle Forme non costituiva che un succinto schema in cui si definiva ciascun modo di produzione e se ne abbozzavano le linee dorsali di sviluppo e di dissoluzione. Le prime nuove precisazioni vertevano sulla nascita della forma nuova nel seno della base economica precedente. Nondimeno il primo testo conserva intatto il suo valore, non foss'altro in quanto ricollega organicamente tutte le definizioni essenziali di ciascun modo di produzione, accuratamente distinti l’uno dall'altro. Sempre al fine di una maggior chiarezza avevamo allegato un quadro sinottico delle Forme che precedono il capitalismo, da noi completato, precisamente per l’edizione francese, includendovi la forma capitalista. Nel testo francese abbiamo aggiunto (cf. l’annesso quadro sinottico) la forma quaternaria, il capitalismo, le cui definizioni e descrizioni abbiamo trovato particolarmente nell'opera economica di Marx, a completamento del capitolo dei Grundrisse che trattava esclusivamente delle Forme anteriori al capitale. Per il primo testo ci siamo infatti basati sul capitolo delle Forme che precedono il capitalismo dei Grundrisse, pubblicati e tradotti soltanto da una decina d'anni. Questo capitolo di circa quaranta densissime pagine ci aveva fornito i punti di riferimento e Ie basi essenziali per la vita e la morte di ciascuna forma di produzione. Si ritroverà lo schema dell'evoluzione delle società di classe nel quadro sinottico, di cui forniamo Ie linee essenziali per illuminare i! lettore desideroso di una visione organica e sistematica di tutta la traiettoria dell'umanità. In orizzontale troviamo Ie voci che riguardano dapprima i rapporti o strutture di base quali Ie forze produttive (lavoro umano, strumenti, materie prime ecc.) che danno il prodotto immediato e sociale, ossia alla scala individuale Ie derrate per la sussistenza, alla scala sociale gli articoli per la produzione o meglio la riproduzione, su cui riposa la divisione del lavoro con l’organamento dei rapporti di proprietà e di classe e, su quest'ultima distribuzione, Ie sovrastrutture dell'organizzazione generale di ogni società: lo Stato, gli istituti giuridici, politici, artistici, religiosi, filosofici. La necessità di un tale testo sulle Forme si era fatta particolarmente sentire per ogni marxista all'epoca delle rivoluzioni anticoloniali che travolgevano Ie vecchie società dei continenti di colore, giacché il socialismo esprime non la morta descrizione, ma la dinamica della società umana, essendone progetto, volontà, attività e scopo rivoluzionario, sulla base del movimento determinato della stessa storia - non dell'arbitrio o della scelta di qualche demiurgo. Nel corso delle successive edizioni, il testo delle Forme ha raccolto dei brani estratti dalle opere più diverse di Marx, specie quelle in cui egli descrive i meccanismi e la dinamica del passaggio attraverso i diversi modi di produzione - l'Ideologia tedesca, la Sacra Famiglia, la famosa prefazione del 1859 al Contributo in cui enuncia Ie linee dorsali del materialismo storico e dialettico e soprattutto il Capitale, in cui descrive in filigrana vita e morte dell'ultima società di classe con la nascita della società comunista superiore tramite Ie lotte, Ie sofferenze e il lavoro della classe operaia. |
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Il primo testo italiano sulle Forme precapitaliste si poneva anzitutto due scopi: 1. stabilire la serie storica dei modi di produzione successivi e abbozzarne a grandi linee lo sviluppo; 2. spiegare la meccanica dell'ingranarsi di ogni rotella (o struttura di ciascuna società) sulle altre per imprimere una determinata dinamica alla produzione, nonché ai rapporti sociali e alle sovrastrutture, che a loro volta reagiscono come freno o motore - rivoluzionariamente o controrivoluzionariamente - sulla base economica o sui rapporti di produzione e di distribuzione.
Sullo slancio dell'edizione francese, che descriveva la forma capitalista e la sua dissoluzione, abbiamo proseguito utilizzando i van brani sulle misure di transizione, proposte da Marx e Lenin, della dittatura del proletariato, aggiungendo nell'edizione tedesca delle Forme, lo stadio inferiore e superiore del comunismo. Non si tratta qui di proiettare il solido testo delle Forme che precedono verso un avvenire utopico. Marx - contrariamente alla nostra infelice generazione - aveva già assistito al rovesciamento della borghesia e dello Stato capitalista, seguito dall'instaurazione del regime comunista con l’erezione della dittatura del proletariato divenuto classe dominante, senza parlare del fatto che Ie sue analisi gli avevano già permesso di osservare e di definire la base comunista esistente in seno alla società borghese.[5] Queste aggiunte delle forme capitalista e comunista alle Forme che precedono andavano evidentemente di pari passo con un ampliamento sempre più sistematico del testo stesso che si arricchiva di argomenti supplementari, di spiegazioni più approfondite, nonché di illustrazioni o di dettagli caratteristici. Marx aveva fornito la sintesi delle Forme nei Grundrisse, sulla base di lunghe ricerche particolareggiate sull'economia e sui rapporti di proprietà, Ie classi e Ie sovrastrutture, e noi ci siamo riferiti a questi diversi studi per sostenere l’articolazione dei diversi livelli costituenti l’impalcatura di ogni società: economia, politica, ideologia, arte, ecc. Sul filo delle diverse opere di Marx, su dei temi particolari, ad esempio lo studio dello Stato nella Critica della filosofia del diritto di Hegel, a quello dell’Ideologia nell'opera contro Bauer, Stimer e compagnia, alle Lotte politiche di classe sui tentativi rivoluzionari in Francia (1848-49) volti a rovesciare il modo di produzione borghese, e che rappresentano altrettante azioni di ritorno delle sovrastrutture di violenza sui rapporti di distribuzione della base economica, il lettore superficiale perde troppo sovente di vista la dialettica dell'insieme. Ma non vedere il legame profondo, la completa sistematizzazione di Marx, leggendo ogni monografia come parte a sé, sarebbe come se nella descrizione delle lotte politiche del 1848-49, ad esempio, si perdessero di vista Ie indicazioni essenziali di Marx sul loro scopo: la trasformazione della base produttiva, di cui enuncia Ie leggi nelle opere economiche. E' anzitutto per evitare gli errori di una lettura specialistica che, spezzando e isolando incoerentemente il movimento in diverse e addirittura opposte discipline, mutilerebbe la visione rivoluzionaria del marxismo. Siamo stati indotti man mano nelle successive edizioni e riedizioni ad incorporare i diversi grandi temi trattati da Marx nel corpo unitario di spiegazione delle Forme sempre più ampiamente e organicamente collegando alla decisiva base economica i rapporti di proprietà e di classe, quindi Ie sovrastrutture, il cui legame non era che sommariamente indicato nel testo originate. Questo lavoro prosegue in uno studio particolare sulla storia d'ltalia che per oltre due millenni ha fornito apporti specifici alle diverse forme di produzione e di società - dallo schiavismo al capitalismo.[6] Forme e passaggi violenti dall'una all'altra Quest'opera di elaborazione progressiva, è stata dettata dall'ordine stesso del lavoro teorico, che nulla di nuovo vuol scoprire sul piano dottrinale. Più che mai in periodi di controrivoluzione nei quali è occluso ogni movimento, e perciò ogni possibile percezione di altra cosa che non sia una fotografia o un morto concetto, si tratta di tenere saldamente il filo e appropriarsi, in una attualità immediatamente internazionale, Ie spiegazioni marxiste della storia e del mondo. Il lavoro sulle Forme è proseguito, in questo spirito, senza soluzione di continuità, conformemente alla nostra teoria sui testi semilavorati, estendendo gli argomenti ad un campo sempre più vasto e stringendo incessantemente Ie maglie in un insieme organico. In tal modo, a volta a volta il testo delle Forme ha integrate - per esplicitare il trapasso rivoluzionario da una forma all'altra - gli argomenti tratti dagli Scritti militari di Marx e soprattutto di Engels costituenti oltre un quarto della loro opera (e delle loro preoccupazioni, dunque) e pubblicati solo in questo dopoguerra in tedesco. Le ultime aggiunte In ragione delle nostre possibilità di lavoro teorico, siamo stati indotti ad ampliare ancora il testo delle Forme, e ad integrarvi degli argomenti supplementari. Era d'uopo operare certi collegamenti e ribadirne altri per gettare un soldo ponte verso l’articolazione centrale di ogni forma di produzione - il blocco dell'infrastruttura produttiva e quello delle sovrastrutture politiche e ideologiche. Ora, le ramificazioni con tutte le altre parti dell'opera sono infinitamente più numerose e sottili. [ parte seguente ] |
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[1] - Siamo stati sorpresi di vedere che nella sua opera sul fondatore del Partito comunista d'ltalia a Livorno (che oggi non e più Gramsci, come predicavano i togliattisti che amano scrivere e riscrivere creativamente la storia), Franco Livorsi attribuiva a questo grande compagno la paternità del presente testo sulle Forme. Apparentemente questo intellettuale di sinistra cerca di creare una nuova disciplina, e contemporaneamente un nuovo mezzo di sostentamento per gli innumerevoli studiosi in vena di scrivere e minacciati di non trovare più un impiego per i loro talenti, cioè: incollare etichette di nomi d'autore sulle opere anonime di partito o di scuola, rappresentanti di una corrente sociale, la cui caratteristica è precisamente di non essere individuale. Ma la sacrosanta proprietà prevale sul significato oggettivo di un lavoro, e addirittura sul suo contenuto.
La facoltà di astrazione del nostro intellettuale di Sinistra non arriva a concepire le idee diversamente dai disegni dei fumetti: circondati da una nuvoletta di cui un capo parte dalla bocca di questo o quell'altro, mentre I'altro va a finire nel suo portafoglio per i diritti d'autore. Il gruppo di Programma Comunista ha seguito le orme di Livorsi, dopo avergli amaramente rimproverato la sua mania di personalizzare lavori di partito: la cancrena guadagna anche questi fieri polemisti, che non vedono oltre alle loro contraddizioni E tutt'una ondata di opere sono state pubblicate sotto il nome del Grande Uomo nell'intento di ottenere un successo di vendita non grazie al contenuto, ma grazie al frusto culto della personalità. Questi pionieri della ricerca di paternità non possono afferrare che un'opera è l'espressione di un fatto e di un gruppo sociale, e che ricondurla ad un nome di persona è una falsificazione — non foss'altro perché un libro non è mai opera di una persona, ma sovente di parecchie, o addirittura di un gruppo o di un partito — ed è disonesto incollarvi un nome. Se si volessero semplicemente incollarvi i nomi di tutti coloro che vi hanno collaborato, ci si accorgerebbe subito che la lista non ha fine, che una idea implica l'altra, che non può essere espressa senza essere legata ad un'altra, e non si spiega che in opposizione ad un'altra ancora, ecc. Ma con un nome si può manovrare, e privare un gruppo o un partito di un'intera parte del suo pensiero o della sua teoria. Così il Manifesto non è l'opera teorica del proletariato internazionale, ma di due individui barbuti... dei tedeschi, che sono il prodotto dei loro tempi e del loro paese, dunque limitati e contingenti. Bisogna denunciare questi falsari e la loro mania di castrare le masse del loro prodotto intellettuale. Consideriamo d'altronde come una grande vittoria che i fatti siano oggi divenuti a tal punto clamorosi e confermino a tal punto la teoria marxista, che questa è ormai accessibile a ometti senza alcun talento particolare, ne formazione intellettuale scolastica per vedere ed evidenziare luminosamente la teoria rivoluzionaria che si delinea dalla storia e si applica agli avvenimenti storici di ieri e di oggi. Quale miglior dimostrazione che i tempi sono arcimaturi e che il partito avrà una forza teorica e una pratica irresistibile, quando il rapporto di forza sarà cambiato non solo nei continenti di colore, ma anche nelle nostre vecchie decrepite metropoli. Non abbiamo più bisogno di grandi uomini, i compagni di gavetta saranno sufficienti al compito, purchè siano fedelmente legati alla teoria e al metodo marxista e lavorino indefessamente - come formiche. [2] - Cf. Engels, Presentazione del Libro primo del Capitale per la Gazzetta renana, 12.10.1867. La citazione precedente è tratta dalla presentazione di Engels sempre del Capitale per la Gazzetta di Dusseldorf, 16.11.1867. [3] - Cf. Note preparatorie all’Anti-Duhring. Dialettica della natura, in cui Engels rileva: “Il processo infinito non è in Hegel che vuoto deserto, concepito semplicemente come eterna ripetizione di uno stesso processo: 1 + 1 + 1 + 1, ecc.”. Egli infatti pur riscoprendo il movimento, non esce dall’inganno idealistico e mistico alla cui base è la mistificazione individualista. Non vede la nuova forza sociale portatrice della dialettica reale: "Per ridiventare da non se stesso, se stesso; da non uomo, uomo, il lavoratore estraniato non tenderà a riconquistare la sua persona, il suo individuo di prima, chiudendo un ciclo inutile e stupido che non avrebbe altra prospettiva che una seconda ed eterna autovendita come schiavo, ma riconquisterà, con la sua classe, e per tutta la società e la specie umana, la qualità di uomo, non più come individuo singolo, ma come parte della nuova umanità, del comunismo. Il quadro della società nuova è da questo momento tracciato, e questo modello è valido fino al tempo storico della sua attuazione futura". [4] - Cf. Marx a Kugelmann, 17.3.1868. In questa lettera Marx commenta il capitolo fondamentale del Capitale sulla Grande industria, il cui paragrafo 9 sulla Legislazione di fabbrica termina con la stessa conclusione. [5] - Rinviamo il lettore alla raccolta di Marx-Engels su La societé communiste e La dictature du proletariat, 415 p. e 435 p., edizioni Maspero, Parigi, 1980. [6] - La millenaria storia d’Italia è infatti tanto ricca e multiforme che siamo stati indotti ad aggiungere al presente testo sulle Forme una monografia specifica che illustrerà, da una parte, il contributo del nostro paese allo sviluppo dei successivi modi di produzione dell'umanità, e, dall'altra parte, ne sottolineerà i punti storici e i fatti economici salienti, che sono un'applicazione particolarmente significativa delle leggi, generali del progresso dell'umanità. |
[7] - La questione militare nella visione marxista venne trattata in diverse riunioni generali del Partito, e ne venne pubblicato di volta in volta il resoconto nei giornale Il Programma comunista dal 1959 al 1966. Gli stessi testi sono stati editi in francese nei Fil du temps, n. 10 e 11.
[8] - Perché un modo di produzione prevalga definitivamente, si devono adempiere due condizioni: 1. vittoria politico-militare della rivoluzione, e 2. sufficiente maturità della base economica. Ciò si è verificato non solo per la lotta del comunismo contro il capitalismo, ma anche nella lotto della borghesia contro il feudalesimo. Per prevalere, la controrivoluzione feudale condusse a tipi storici diversi: disfatta totale militare e sociale (guerra dei contadini tedeschi nei 1525); vittoria sociale ma disfatta militare totale (sconfitta della Francia nel 1815 da parte della coalizione europea); vittoria militare, ma riassorbimento e degenerazione delle basi social! (progressivo annientamento del capitalismo dopo il XIV secolo, malgrado la vittoria dei Comuni collegati a Legnano contro l’Impero feudale). Cf. Lezioni della controrivoluzione, riunione di Napoli del 1.9.1951. - Per quel che concerne l’azione di ritorno del proletariato rivoluzionario sulla base economica, rileviamo ancora che essa attraversa due fasi storiche successive: quella in cui il proletariato non dispone che delle sue organizzazioni economiche e del partito politico per difendere Ie sue condizioni di vita e conquistare il potere; e quella in cui si è costituito in classe dominante forgiandosi il proprio Stato, dunque un esercito per parare gli attacchi della controrivoluzione internazionale e una forza per intervenire dispoticamente nei rapporti di produzione e di distribuzione al fine di cambiarli in senso collettivista. Il Partito deve, come Marx sottolinea, mirare alla dittatura del proletariato che dà armi nuove alla classe operaia e permette di rivoluzionare praticamente l’economia e la società. [9] - Nei suo manoscritto sulle Condizioni e prospettive di una guerra della Santa Alleanza contro una Francia rivoluzionaria del 1852, Engels delinea i tratti caratteristici dell'arte militare da un modo di produzione all'altro, che risultano dal livello delle forze produttive. "La strategia moderna presuppone l’emancipazione dei borghesi e dei contadini; essa e l'espressione militare di questa emancipazione. "Anche l’emancipazione del proletariato avrà una sua propria espressione militare, produrrà un metodo di guerra a parte, nuovo. Questo è chiaro. E' persino possibile stabilire sin d'ora quali saranno basi materiali di questa nuova strategia e tattica militare. "Ma, come la semplice conquista del dominio politico da parte del proletariato tedesco e francese, ora confuso e parte del quale è al traino di altre classi, non costituisce ancora la vera emancipazione del proletariato, la quale consiste nell'abolizione di tutti i contrasti di classe, allo stesso modo la strategia iniziale della rivoluzione futura è ben lungi dall'essere quella del proletariato realmente emancipato. "La reale emancipazione del proletariato, la totale abolizione di ogni differenza di classe e la concentrazione totale di tutti i mezzi di produzione presuppone, in Germania e in Francia, la collaborazione dell'Inghilterra o almeno il raddoppio dei mezzi di produzione attualmente disponibili in Germania e in Francia. Ma proprio questo presuppone a sua volta un nuovo modo di condurre la guerra." [10] - Cf. N. Marr, Sulla genesi della lingua, tratto da Sotto la bandiera del marxismo, ed. tedesca, anno I, dal marzo 1925 al giugno 1926, p. 558-559. - La lingua non è dunque una sovrastruttura, ma una vera e propria forza produttiva sociale. Tale punto (brillantemente esplicitato in Fattori di razza e nazione nella teoria marxista, ai capitoli: Preistoria e linguaggio, Lavoro sociale e parola, Base economica e sovrastrutture, Stalin e la linguistica, Tesi idealista della lingua nazionale, Riferimenti e deformazioni, in Il Programma Comunista n.16-20/1953. - Notiamo, ad esempio, che Ie attuali vuote sovrastrutture della nazione e della razza hanno costituito saldi rapporti sociali e addirittura fattori di produzione nelle passate società, e talvolta nel comunismo primitivo. - Il valore relativo di ogni struttura muta di significato e di funzione da una forma di produzione all'altra e all'interno di ciascuna forma, che da rivoluzionaria all'inizio diviene in seguito conservatrice e controrivoluzionaria. Ciascun concetto, struttura e rapporto ha dunque un senso squisitamente storico, donde l’importanza di un riferimento preciso alla forma di produzione e di società e al suo grado di maturità. [11] - Per una magistrale applicazione di questa dialettica, che si rivela di primaria importanza dopo il rovesciamento della borghesia, allorché si tratta di intervenire con la violenza rivoluzionaria nei rapporti della base produttiva per stimolare il trapasso ad un nuovo modo di società, rinviamo il lettore al discorso di Trotsky al IV Congresso dell'Internazionale comunista del 1922, pubblicato sotto il titolo: La nuova politica economica e la rivoluzione mondiale e al suo magistrate commento in Il Programma comunista del 1966, n.8-12: Il poderoso discorso di Trotsky al IV Congresso dell'Internazionale (1922) sulla politica economica dell'URSS e le prospettive della rivoluzione mondiale. Il cammino non è più qui dall'economia alla politica, ma viceversa dalla politica rivoluzionaria ai rapporti economici della base produttiva, da cui l’espressione "politica economica" del proletariato. [ parte seguente ] |
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